sabato 14 settembre 2013

Problemi di struttura dell’ assolutismo europeo, di Gerhard ÖSTREICH

SINTESI RAGIONATA di Problemi di struttura dell’ assolutismo europeo,
di Gerhard ÖSTREICH


Tesi di RANKE: Il “motore“ dell’ assolutismo fu il problema della guerra. Con esso gli stati sentirono la necessità
a ) di dotarsi di eserciti regolari e di flotte nazionali,
b ) di una solida e fedele burocrazia (inizialmente, soprattutto per finanziarsi ).
Nella tradizione storiografica ottocentesca e della prima metà inizio del ‘900 prevalse uno ‘sguardo dall’ alto’ sul processo di formazione del’ assolutismo. Ci si occupò infatti soprattutto di formazione delle nuove istituzioni statali, dell’ amministrazione, del mercantilismo, della politica estera e militare e dell’ assoggettamento della Chiesa ( o, meglio, delle Chiese ).


La tesi di Ranke va integrata e relativizzata perché non si deve credere che le cose siano andate, per le monarchie europee subito, per il verso giusto. Ci fu una grande dialettica tra centro e periferia ed un logorante, lungo ed indefesso processo di imbrigliamento delle istanze locali e delle resistenze da parte dell’ aristocrazia di origina feudale.

Questo aspetto non va mai dimenticato. La posta in gioco e quel che avvenne, dove avvenne, consistette in un cambiamento di paradigma e un mutamento di struttura da un mondo feudale ad uno moderno. [ Il grande ‘padre spirituale’ degli studi storici sul tema passaggio dal ME all’ EM fu Max WEBER ].

Östreich sottolinea la necessità di uno ‘sguardo dal basso’, cioè uno studio dei ceti, delle istituzioni locali ( comuni, province, regioni ), dei parlamenti nazionali o regionali.
In  ogni caso va ribadito quanto scoperto negli studi degli ultimi 70 anni: la classe dominante nella società e negli stati assolutistici fu la nobiltà ( il mondo nobiliare dell’ antica Europa ).

Le resistenze e la forte autonomia dei ceti e dell’ elemento locale e particolare furono fortissimi, persino in Francia ( che passa per la nazione per eccellenza dell’ assolutismo ).
La resistenza si concentrò sulla difesa del diritto consuetudinario, di matrice feudale.
La penetrazione del comando centrale verso la base della piramide e nelel regioni su assai difficile e rimase per lungo tempo incompleta.

Solo con l’ assolutismo illuminato del ‘700 si può parlare di uno stato veramente centralizzato. La sua piena realizzazione data addirittura nell’ ‘800. Non dobbiamo pensare agli stati dell’ Ancien Règime in cui ‘funzionasse’ un’ unica delega dall’ alto della sovranità e della legittimità funzionale di ogni organismo istituzionale.
Permangono un DUALISMO e una DISOMEOGENEITÁ dei poteri ( e quindi delle istanze giuridiche e di governo ). Forte o fortissima era l’ azione autonoma dei ceti, delle signorie locali e delle corporazioni.
I tre ambiti in cui si esercitava questa autonomia erano:
·         la signoria giurisdizionale ( terriera e personale ),
·         il diritto di patronato,
·         il potere di polizia.

La monarchia non delegittimò gli antichi poteri e privilegi, cercò piuttosto di sovrapporvisi poco alla volta.

I tre ambiti ( o, se si vuole, livelli ) in cui procedette la modernizzazione della società e dello stato furono:
a ) la centralizzazione,
b ) la istituzionalizzazione, e quindi anche separazione, delle funzioni,
c ) il disciplinamento sociale e la razionalizzazione delle forme di vita ( che coinvolse lo stato stesso, la società civile e la famiglia ).

Al posto del rapporto fiduciario, personale e diretto, su cui si basava l’ intera impalcatura feudale si fa largo poco alla volte il rapporto di comando-obbedienza legittimato da un’ unica istanza centrale. Si tratta ovviamente di un rapporto più astratto, per nulla diretto, non più immediatamente biunivoco ma mono-plurale. Pertanto la funzione e la competenza del comando doveva essere ben chiara e ben formalizzata. Il comando doveva ovviamente essere valido e vincolante per tutti e si doveva instaurare un rapporto di riconoscimento contrattuale universale.

Il momento-chiave da questo punto di vista furono le guerre di religione. In quel periodo di paura, si diffidenza, di angoscia, in cui le basi stesse della convivenza furono in pericolo, si dissolsero antichi legami di solidarietà e di fiducia e si dovettero ridefinire i punti di riferimento identitari.
A fornire la soluzione furono i cosiddetti politiques ( vedi Bodin, Grozio o anche Hobbes ). La loro mossa strategica fu quella di de-confessionalizzare lo stato, di ridurre l’ influenza dei teologi e dei modelli che integravano società umana e società divina, città dell’ uomo e città di Dio. Lo stato divenne l’ elemento-chiave per la pacificazione e per la mediazione. Così esso assunse il tratto della terzietà. Fu l’ inizio di una forte secolarizzazione.

In tutti gli ambiti lo stato mirava a trasformare i membri dei differenti ceti e delle differenti regioni in sudditi di un unico potere ( quello monarchico, che sarà al base per formare i futuri cittadini di uno stato democratico monarchico-costituzionale o repubblicano ).

La prima premessa, e l’ ambito in cui si ottennero i primi importanti risultati, fu quello del DISCIPLINAMENTO e dell’ AUTODISCIPLINAMENTO della popolazione.
Disciplinamento che avvenne soprattutto mediante la Chiesa, lo Stato (esercito, scuole ecc.) e istituzioni comunali.
Visto che si sono allentato o dissolti un legame ed un controllo di tipo personale ( fiducia-protezione-servizio) ed il legame sociale deve ora essere più astratto e universale, occorre un collante identitario e ideologico più profondo, radicato nella coscienza dell’ individuo.
Tolta di mezzo la mediatizzazione del potere e del controllo, i sudditi vanno formati mediante una diffusa pedagogia di massa. La regolamentazione del modo di vita, l’ ascesi di vita balzano in primo piano.


Heidelberg, maggio 2013

Beppe Vandai

Nessun commento:

Posta un commento