martedì 30 luglio 2013

LA BORGHESIA IN GENERALE

Vogliamo tentare una caratterizzazione idealtipica della borghesia. Cerchiamo dunque di afferrarla, lungo le epoche che ha attraversato, dal punto di vista paradigmatico.

La borghesia è stata prima un fenomeno e poi una classe sociale che ha avuto uno sviluppo processuale. Va quindi vista come un’ entità storica in fieri. Se essa abbia avuto uno sviluppo definitivo e cioè abbia già raggiunto la sua forma ultima è un tema di certo interessante, che esula però dalla nostra riflessione. 

 

Ma uno sviluppo processuale di che tipo ? Uno sviluppo simile a quello di un bruco che si fa crisalide e poi farfalla o piuttosto simile ad una formazione geologica ? Nel primo caso lo sviluppo percorre degli stadi che ad un certo vengono meno. Superato uno stadio, questo non ha più nessuna funzione e ‘svanisce nel nulla’. Nel secondo caso invece, come per la formazione di una stalagmite, l’ insieme cresce poco alla volta conservando tutte le sue fasi precedenti di formazione. Per essere più precisi, dovremmo immaginare una stalagmite composta non solo di un materiale (calcare) ma di più materiali.

Nel caso della borghesia ‘funziona’ la seconda metafora e non la prima, poiché le sue fasi sono anche momenti costitutivi che si sommano l’ uno sull’ altro. Ognuno è la premessa dell’ altro. Lo sviluppo è unidirezionale e ogni momento è un punto di non-ritorno.

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Ma prima di occuparci dell’ aspetto diacronico della questione è opportuno tenere presente un dato sincronico che accompagna tutto lo sviluppo della borghesia. La B. consta sempre di due grossi scomparti che spesso, ance se non necessariamente, fioriscono in parallelo: la borghesia del denaro e la borghesia del sapere.
La prima consta di: mercanti, agenti di cambio, banchieri, capitalisti agricoli, industriali, artigiani, mediatori di commercio ecc. La seconda di: notai, avvocati, giudici, medici, farmacisti, architetti, ingegneri, alti burocrati, tecnici vari ecc.

Non necessariamente le due borghesie sono coesistenti e di pari peso. Può infatti accadere che in certe fasi ed in certe aree esista e sia importante la B. del sapere, mentre la B. del denaro sia piccola o asfittica, quasi inesistente. Il caso inverso invece non può esistere.
Nell’ Alto Medio Evo e fino all’ anno 1000 la borghesia del sapere praticamente non esiste. Le funzioni burocratiche e amministrative sono appannaggio della nobiltà. I loro uffici sono dati un feudo. Del resto il feudalesimo ebbe il ruolo che ebbe e la sua ragion d’ essere per la debolezza o l’ inesistenza dell’ economia monetaria.
Lo sviluppo delle città, degli scambi, dei contratti, del credito, di forme di amministrazione più sofisticate e specializzate, lo sviluppo della società politica innescano e portano con sé un enorme sviluppo ed una forte differenziazione di funzioni che, per essere espletate, necessitano di appositi studi. Ed i servizi forniti dal ceto che possiede certi forme di sapere vengono regolati da contratti e remunerati in primo luogo in denaro.




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Primo approccio:

Dal punto di vista strettamente storico ( attendendoci alle periodizzazioni correnti ) la borghesia ha avuto tre fasi:

a ) è stata il baricentro ed il motore della vita delle città medievali, soprattutto nel basso medioevo ( identificabile con il termine ‘popolo’ così come lo usa ad esempio Machiavelli );

b ) è stato uno dei tre ceti dell’ Ancien Règime ( ovvero il terzo stato );

c ) è stata la classe generale ed universale quale motore e baricentro del passaggio alla modernità e della modernità stessa, cioè il centro della società e dello stato moderno ed il promotore della cittadinanza nazionale ed universale.




Secondo approccio:

1 ) La B. è la classe delle città, che le anima e le fa crescere, che si organizza nelle conjurationes: corporazioni di mestiere, nelle università, come ceto mercantile; è anche una delle due classi che generano il fenomeno comunale italiano. L’ altra è la bassa nobiltà.
[ Notare che esistono tre modelli diversi di città nel Medioevo: le città puramente borghesi, le universitates come centri di residenza territoriale, le città-stato ].

2 ) La B. è la classe che fuoriesce dal e svelle il mondo feudale. È la B. a rompere lo schema oratores/bellatores/laboratores attorno a cui si era cristallizzata la società dall’ Alto Medioevo in poi. E che forniva l’ intelaiatura concettuale ad ogni riflessione teorica sulla società e sulle istituzioni statali.

In termini economici il mondo feudale ruotava attorno al TRINOMIO corte-autarchia-servitù della gleba, il nuovo mondo borghese invece attorno al TRINOMIO città-scambio-lavoro libero.

La B. è anche la classe che mina la simbiosi feudalesimo-chiesa.cattolica. La teoria fissava come naturale e voluta da Dio, nel suo piano provvidenziale, quella tripartizione, che pretendeva fosse una realtà organica. La B. invece renderà nei fatti obsoleto quello schema. Differenziò infatti in modo tanto macroscopico la classe dei laboratores da rendere lo schema inservibile. La funzionalità sociale ed economica della classe borghese era tanto diversa da quella dei lavoratori salariati, degli apprendisti, degli artigiani, o da quella dei contadini da rendere necessaria la distinzione tra borghesia e la classe dei lavoratori manuali. Ecco posti i germi della distinzione tra terzo e quarto stato.

3 ) La B. è la classe che costruisce e innerva, prima, il tessuto economico della nuova economia mercantile e poi, di quella manifatturiero-capitalistica. È la classe che segna il pieno ritorno dell’ economia monetaria, che sviluppa il credito ( tra privati e tra privati e istituzioni statali o pubbliche) , che crea la categoria e la funzione dell’ investimento economico.

4 ) È la classe che acquista via via un peso sempre maggiore ( prima economico e sociale e poi politico ) nella dialettica con lo Stato assoluto ( dove c’ è ). Si affiancherà in ciò dapprima alla nobiltà, come comprimario; poi le sarà di pari grado; infine la soppianterà. Lo Stato ne avrà sempre più bisogno come fonte economica ( dipendenza fiscale ) e di potenza economica, indirettamente come fonte di potenza militare. Non da ultimo, attingerà sempre più dalla B. il ceto burocratico. Così la B. diventerà anche la spina dorsale dello Stato.

5 ) La B. è la classe che contiene in sé la sottoclasse che sviluppa il modo di produzione capitalistico, che a sua volta genera la classe operaia e i ceti impiegatizi ( ruoli ed entità sociali assolutamente nuovi ), ma anche nuove forme di proletariato e di pauperismo. Questa sottoclasse spingerà anche al colonialismo moderno e a moderne forme di sopraffazione.

6 ) La B. diventerà, nell’ età moderna, essa stessa la classe nazionale [ vedi Olanda, poi Inghilterra e Francia, vedi città-stato come Ginevra ]. Sarà la B. a dirigere il processo storico nazionale, a divenire il punto di riferimento di tutti i ceti della nazione, soppiantando così la nobiltà ( cioè l’ aristocrazia di sangue ).

7 ) Con l’ Illuminismo la B. diventa anche la classe universale tout court. È la classe che si sente di incarnare e guidare il processo storico del genere umano verso il dominio sulla natura, verso la società della conoscenza e del benessere. Ma è anche la classe del diritto universale. Infatti con essa si pone fine ad ogni forma di diritto che ammetta privilegi e consuetudini particolari. Il diritto ha un fondamento puramente razionale, che garantisce l’ uguaglianza di ogni cittadino. La B. è dunque la classe dei diritti civili, della dichiarazione dei diritti dell’ uomo, della “libertà dei moderni“ (vedi B. Constant e Sismondi ), della trasparenza, dell’ opinione pubblica, è il centro della società civile e la propugnatrice di un´articolazione equa e razionale tra società civile e Stato.
Ma noi in che mondo viviamo ? Direi: in un mondo borghese, nel regno della borghesia.

L’ ossatura funzionale della società (struttura economica, gerarchia dei ruoli sociali, dipendenza sociale ecc.) è borghese.
Vedi anche:
Riconoscimento della proprietà privata, premio al rischio ben giocato e allocato, premio al merito e non al censo né al sangue ( per lo meno in via di principio ).
I valori (criteri di giudizio e di azione) sono borghesi ( diritti civili e umani, democrazia come valore in sé, stato di diritto, separazione dei potri, diritto a sposarsi per libera scelta e non per coazione sociale o religiosa ).
L’ organo principe di giudizio è la razionalità; si crede nella società del sapere.
L´economia di mercato è un punto di non ritorno. Non è il mondo della cuccagna, né l’ universo della allocazione ottimal-razionale delle risorse, ma si lascia correggere, controllare, guidare. In buon a parte sa e può anche autoriformarsi.
I processi di alienazione, di opacità, di sfruttamento, di sottosviluppo, di manipolazione, di caduta in demagogismi, di privatismo parassitario sono in parte premoderni, in parte moderni, in parte post-moderni ( nel gergo ormai corrente ).
Nel primo caso non sono da imputare all’ universo borghese. Ma allora c’ è la possibilità di riforma borghese.
Nel terzo caso possiamo forse distinguere a ) la contaminazione di pre-moderno e moderno; penso ad esempio all’ incapacità di capire il moderno ed al risorgere di atteggiamenti pre-moderni che si vestono di modelli di vita anche ultramoderni e tecnologicamente avanzati;
b ) il rifiuto aristocratico o da superuomo della modernità, la svalutazione dell’ Illuminismo.
In entrambe i casi, pur in costellazioni differenti, si può proporre la cura borghese della modernità.
Nel secondo caso dobbiamo chiederci se la Weltanschauung borghese offra essa stessa le terapie adatte, oppure no. In certi frangenti credo sia possibile una sorta di auto-terapia, cioè un’ uscita dal negativo, dallo scacco, con mezzi borghesi. In altri invece no. L’ anello debole dell’ universo borghese è l’ individualismo. Ma lo è pure di tanti tentativi postmoderni o antimoderni.

Heidelberg, aprile 2013
Beppe Vandai


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