martedì 30 luglio 2013

La borghesia dell'Ancien Règime


La “fase di mezzo“ , così la potremmo chiamare, nel processo di sviluppo della borghesia, che identifichiamo nel periodo dell’AR, e che ho piazzato nella casella n°4, va così specificata e studiata:

a ) dialettica tra i ceti all’ interno della costruzione statale classica dell’ AR,

b ) nell’ ambito dell’ assolutismo despotico e di quello illuminato.


 

Un elemento decisivo è il passaggio dalla identificazione di ogni individuo nel suo ceto o nella località o comunità a cui appartiene alla identificazione nel semplice essere cittadino. Questo passaggio coincide nella formazione e maturazione della terzietà dello stato. In Europa tale passaggio ha luogo dopo il deflagrare dei conflitti interreligiosi e delle le guerre di religione. La terzietà è un bene che matura assieme alla tolleranza. Il secolo in cui si ebbe questa attraversata del deserto è il ‘600.

Un passaggio successivo si avrà nel ‘700, con l’ illuminismo e con l’ assolutismo illuminato.
Questo processo ha avuto due facce: dal lato dei sudditi e dei borghesi la voglia di neutralità e di correttezza che investiva l’ istituzione centrale e statale ( anche e non da ultimo con la richiesta di Mitbestimmung in materia fiscale ), dal lato dei regnanti la scoperta che la potenza dipendeva anche dal consenso, dall´efficienza, dalla giustizia che andava garantita ai sudditi.

Le istituzioni cetuali fecero da primo collettore della dialettica tra governo e borghesia, tra centro e periferia. Poi mostrarono esse stesse la corda.


Va studiata anche la fase del mercantilismo.



Nota a margine: la borghesia italiana, anche quella lombarda, non è mai stata abbastanza attrezzata a ‘farsi stato’. Lo si è visto anche nella crisi italiana dopo il crinale del 1990. È una borghesia incapace di egemonia.


* * *

In Francia, regnante Enrico III (1574-89) esistevano 60.000 ufficiali statali, i quali appartenevano al 3° Stato, anzi ne erano la parte prevalente e più influente. Molto diffuso era l’ istituto della venalità dell’ ufficio da questi tenuto. Non solo. Gli uffici divennero anche ereditari. Ogni anno i detentori dell’ ufficio pagavano una tassa ( la paulette ).
La venalità delle cariche era naturalmente gradita sia dal re che dagli ufficiali che le detenevano.

A ciò si opponeva soprattutto la nobiltà, che sottolineava come la venalità sminuisse grandemente il potere e l’ autorità regie. Con i nobili era pure il popolo.

Molti ugonotti militavano nelle file dei politiques, che sostenevano l’ idea di una monarchia assoluta ma temperata dalle leggi, rispettosa della giustizia e delle leggi fondamentali ( del patto fondante tra re e popolo, della delega data da quest’ultimo al primo ). I cattolici invece teorizzavano una monarchia assoluta, instaurata per decisone divina, che risponde solo a Dio. Questi volevano anche che i decreti del Concilio Tridentino diventassero legge anche in Francia.

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