venerdì 1 febbraio 2013

Incontro con Michela Murgia

 
RESOCONTO dell’ INCONTRO CON MICHELA MURGIA
dell’ 8 luglio 2012 – all’ Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Apothergasse 3

INTRODUZIONE E DOMANDE INIZIALI di BEPPE VANDAI:

Spiegato quello che ci ha spinto a creare VLC!! [ vedi soprattutto la lettera programmatica e la primissima lettera del 29/12/2010 sul nostro blog http://voltalacartaheidelberg.blogspot.de/ ] ho messo in rilievo che cosa ci contraddistingue: lo ‘sguardo lungo’ sui problemi di fondo del nostro Paese, quelli che ritornano continuamente, seppure in forme sempre nuove. Consci poi del ruolo di forza guida nel nostro Paese che la Chiesa Cattolica ha svolto e svolge da secoli e secoli, dei suoi ripetuti ostracismi all’ unità politica del Paese, della sua volontà di plasmare e compenetrare l’ intero corpo sociale, ci è sembrato ovvio occuparci del suo influsso, fino all’ oggi, sulla morale pubblica, o meglio sui suoi deficit. Ho riferito che ci eravamo occupati di Leopardi, Sismondi, di Manzoni, così come del tema della Controriforma e della spiritualità tridentina (vedi S. Alfonso de’ Liguori, Gesuiti e Redentoristi). 

 
Detto questo, riferivo di alcune delle domande che ci stanno a cuore: fino a che punto il Cattolicesimo italiano è conscio del suo ruolo passato ? Che ha fatto per trasformarsi ? Come interpreta il suo ruolo nella contingenza del Paese ? Come vuole influenzarlo ora e per il futuro ? Ed poi, sapendo che la Chiesa non è mai stata un monolite e che nemmeno adesso lo è, quali sono le principali correnti religiose e laicali ? E in che rapporti stanno con la Curia romana ? Da ultimo, ma non in ordine di importanza: come si può definire al momento il rapporto tra Chiesa e Stato in Italia ? Pregavo Michela Murgia di aiutarci a capire soprattutto l’ oggi. Ma questo non era ancora tutto.
A mo’ di viatico e di traccia leggevo alcuni brani conclusivi del libro “Chiesa e Stato negli ultimi 100 anni”, di A.C. Jemolo (Torino 1948). Un testo classico sull’ argomento, scritto da un giurista, esperto sia in diritto costituzionale che canonico, cattolico liberale, uno dei padri della nostra Costituzione. Alla fine del suo dettagliatissimo lavoro, l’ autore si chiede quale conclusione andrebbe tratta da 100 anni di storia ( 1848 – 1948 ) e si dà questa risposta:
Il problema degli uomini del ’48 – svincolare l’ Italia e la Santa Sede (…) non è stato risolto. L´episodio dell’ art. 7 della nostra Costituzione, il diverso atteggiamento della Democrazia Cristiana e dei partiti cattolici francese e belga, non potrebbero essere più significativi “ ( op. cit. 4° ediz., 1955, pp. 730-731 ).
Lo Jemolo prosegue poi così :
Pochi mesi or sono parlavo con un prelato di alto grado: molto aperto, molto franco, molto cordiale con uomini politici delle più varie tendenze, che tutti ha generosamente soccorsi nei giorni del pericolo.
Mi permettevo fargli presente il senso di amarezza che molti cattolici italiani provano nel constatare l’ inferiorità delle riviste religiose, delle opere ortodosse nostre di fronte a quelle straniere, la mancanza di notevoli scrittori cattolici, che da un secolo è la peculiarità dell’ Italia. E credevo di affermare che una delle cause, non l’ ultima, sia la più stretta dipendenza in cui clero stampa e laicato sono tenuti dall’ autorità ecclesiastica da noi in confronto di altri paesi, il non consentirsi (…) quella libertà di mosse, quella libertà di esperienze, che si consente ai cattolici d’ oltralpe.
Il prelato riconosceva il fatto, ma vi apponeva un: “ Così deve essere “.
Impossibile internazionalizzare la Santa Sede, la Curia romana. Si nominino pure cardinali stranieri: questo ha poco rilievo; ma la vita della Chiesa si accentra in Roma; da qui partono le direttive, la Curia romana è il cuore da cui muove rigenerato il fiotto di sangue che vivifica tutte le membra della Chiesa. Ora, guai a voler internazionalizzare la Curia romana!! Nessun ecclesiastico che non sia italiano (…) fa mai buona prova. Tutti conservano i loro attaccamenti nazionali, le loro tradizioni particolari, le preferenze per le scuole da cui sono usciti; nessuno straniero, posto a un ufficio della Curia, sa sommergersi nella tradizione di questa, che è la cattolicità, l’ annegamento di tutte le nazioni nella universalità cristiana. Solo gl’ Italiani riescono a tanto, perché la loro tradizione nazionale ecclesiastica non è appunto che la funzione di cuore della cattolicità. Il clero italiano dev’ essere il vivaio nel quale scegliere tutti gli elementi per la funzione direttiva della Chiesa.
Ma non si possono affievolire i legami tra il Papa e l’ Italia, tra il clero e un partito cattolico italiano, tra clero Azione Cattolica laicato italiano. ( … )
Il potere temporale era strumento provvidenziale, non come instrumentum regni ( … ) ma per mantenere questo piedistallo, questa base territoriale, questo clero senz’ accentuata impronta di nazionalità, questo popolo, destinato ad essere un modello, un esempio, di popolo cattolico, che vive plasmato dalla Chiesa e per la Chiesa, non distratto da passioni nazionali, da grandi problemi sociali o politici.
Si è voluto abbattere lo Stato pontificio, conseguire l’ unità italiana ? E sia pure; non si danno ritorni; v’ è stato probabilmente un piano provvidenziale in tutto ciò. Ma occorre che l’ Italia, mutatis mutandis, prenda il posto di quello che fu un tempo lo Stato pontificio ( … ). E l’ Italia, come allora Roma, deve sentirsi non umiliata ma esaltata, in questa sua funzione di vaso d’ olio destinato ad alimentare la più alta luce che illumini la terra. Popolo amato più di ogni altro dai pontefici, quello italiano; ma che deve nei suoi ordinamenti restare adeguato a questa ch’ è la sua specifica funzione. “ [ op.cit. pp. 731 / 733 |.

BEPPE VANDAI: “ Questo nel 1948. Ed ora a che punto siamo ? “

Prima, laconica risposta di MICHELA MURGIA: “ Ancora lì. “

MICHELA MURGIA:
* “ Per prima cosa vi ringrazio di avermi invitato a questo incontro, in uno spazio di discussione come il vostro, che purtroppo non ha un corrispettivo in Italia. Così siamo messi da almeno 20 anni. E questo è un problema enorme. È un dramma: in Italia mancano spazi di riflessione pubblica e popolare. La questione è urgentissima e di prima grandezza. “
** “ Permettete che mi presenti: ho studiato teologia, ho avuto una forte formazione nel cattolicesimo attivo, ho ‘lavorato’ a lungo nell’ Azione Cattolica, divenendone anche una dirigente giovanile nazionale, ho insegnato per sei anni religione nelle scuole. Faccio parte, come membro onorario, del Coordinamento delle Teologhe Italiane. Dopo alcuni anni di precariato nel Nord Italia ho intrapreso l’ attività di scrittrice. Non sono tanto amata dalla gerarchia, ma ciò non m impedisce di essere attiva nel mondo cattolico. Ad esempio tengo una rubrica assolutamente libera su ‘Il messaggero di S. Antonio’. “
*** “ Per capire lo stato attuale del mondo cattolico va fatto un deciso passo indietro. Fino all’ inizio degli anni ’60 la Chiesa italiana si identificava quasi interamente con la Curia Romana. Jemolo aveva ragione nelle sue riflessioni e quando dialogava con l’ alto prelato della Curia. Poi le cose cambiarono radicalmente, con la grande apertura culturale del Concilio Vaticano II. Un esempio: nel ’65 Vittorio Bachelet diventa presidente dell’ Az. Catt. e la riforma profondamente. Due misure decisive: a ) I quadri di A.C. non vengono più nominati dall’alto ma eletti democraticamente, b ) Metà degli eletti devono essere donne. Da allora l’ A.C. è attentissima a tutte le istanze di riforma della società italiana, dà voce agli ultimi. Si trova spesso in contrasto con la gerarchia. Diventa la fonte di quelli che con termine dispregiativo sono chiamati i “cattocomunisti”. Negli anni ’60 e ’70 fioriscono ovunque movimenti ecclesiali dal basso, non solo in Italia ma anche all’ estero. Enorme è ad es. l’ impulso in Sud America. In Italia importanti gruppi laicali dialogano senza inibizioni con le gerarchie ( in importanti diocesi come TO, FI, GE e BO ). Ed è sempre il laicato a muovere le acque. Si creano anche le condizioni culturali per il Compromesso Storico, proposto e caldeggiato dal PCI. “
**** “ A partire dal 1978, da quando Giovanni Paolo II sale al soglio, tutto cambia. Questo papa viene eletto per mettere freno al dilagare degli effetti del Concilio Vaticano II. Al primo posto nel suo programma sta il progetto di bloccare il laicato, di ridurre all’ ordine l’ A.C.
E se il Concilio aveva elaborato un’ ecclesiologia cristocentrica, una visione collegiale della Chiesa, che si costituisce attorno alla Parola e non attorno alla tradizione gerarchico-dogmatica, ora il programma è di… fare macchina indietro. Bisognava ristabilire il Primato Pietrino, un primato non solo tradizionale, ma anche dogmatico, di interpretazione ed applicazione dei dogmi. Anche i pronunciamenti dei sinodi episcopali, che stando al Concilio, avrebbero dovuto assumere potere normativo, avranno d’ ora in poi solo valore consultivo. “
***** “ G.P. II è decisamente contrario alla democratizzazione della Chiesa e si muove con decisione per ridurre gli spazi per i laici, a tutti i livelli. L’ A.C. è in Italia il bersaglio primario. Il papa dà una notevole spinta dall’ alto ad altri movimenti, filo-gerarchici. Tre su di tutti: Rinnovamento nello Spirito, Comunione e Liberazione e I Neocatecumenali. Questi ultimi (un movimento ecclesiale nato in Spagna, e diffuso in Europa soprattutto in Italia, Spagna e Portogallo ) godono del privilegio di forme di culto a parte, messa compresa, hanno progressivi riti di iniziazione e di partecipazione liturgica, hanno seminari separati. Non solo. G.P.II legittimò anche l’ Opus Dei, un movimento fortemente elitario (che agisce su élites), facendone una Prelatura soggetta soltanto alla sua autorità e ampiamente slegata dalle diocesi, dalle parrocchie e da ogni struttura ecclesiastica territoriale. “
****** “ A fiancheggiare la sua opera, G.P.II scelse Josef Ratzinger come Prefetto della Congregazione della Fede. Il suo compito consisteva nel condurre la battaglia dogmatica e teologica. Particolare zelo e tenacia dimostrò nel combattere in Sud America la teologia della liberazione, in Europa nel contrastare l’ ecumenismo, nel ribadire in fondo il carattere eretico delle Chiese Protestanti. “
******* “ Ma a completare il lavoro mancava ancora un importante tassello: quello dell’ azione politica e istituzionale in Italia. A svolgere questo compito fu chiamato il Cardinale Ruini, che divenne presidente della CEI nel 1986. Nel ’92, vista l’ enorme crisi di credibilità della DC, l’ estensione della Chiesa nella società italiana, ed in mancanza di credibili alternative, decide di fare della CEI l’ interlocutore diretto della politica e delle istituzioni italiane. Elabora il “Piano culturale per l’ Italia” e chiede in Curia mano libera per un lungo periodo. I cardini della sua opera: a ) Depotenziare l’ A.C., b ) ‘Battere’ molto sulle questioni bioetiche ( quelle su cui ritiene di poter compattare meglio il mondo cattolico ), c ) Prendere le “cittadelle“ ribelli dei conciliaristi. Otterrà grandi risultati su tutti i fronti. La sua azione politica giunse persino a spregiudicatezze inusuali come l’ invito rivolto a tutti i cattolici italiani a non votare al referendum abrogativo della legge 40/2004 ( per cassare limitazioni alla fecondazione eterologa e alla sperimentazione su cellule staminali embrionali ). Ruini rivendicò il mancato raggiungimento del quorum come segno di maturità del popolo italiano che non avrebbe accettato di farsi manipolare da scienziati e politici laicisti. La delega in bianco alla CEI e ai partiti allora maggioritari in parlamento era il miglior risultato possibile dal suo punto di vista. Soprattutto tra il ’95 ed il 2005 Ruini fa sì che la Chiesa Cattolica italiana assuma un esplicito ruolo di fiancheggiamento del polo berlusconiano, fosse al governo o non lo fosse. Il ragionamento di Ruini: noi cattolici italiani dobbiamo smetterla di fare i moralisti, dobbiamo veramente diventare laici, accordandoci con le forze politiche che difendono le scuole cattoliche, assumono il punto di vista della CEI su leggi eticamente sensibili e osteggiano il riconoscimento delle coppie di fatto. Così caddero gli scrupoli su tutti gli altri aspetti del berlusconismo. Attualmente, facendo un salto nel tempo, la Chiesa è assai spaventata dal PD, da SEL e dal Movimento 5Stelle, temendo di perdere l’influsso su quei temi “.
******** “ A parte il discorso direttamente politico, il quadro del cattolicesimo italiano è disperante. Da circa 20 anni si fanno mancare nelle parrocchie strumenti di formazione dei laici. Nonostante il dettato del Concilio li si vuole mantenere in uno stato di sudditanza e di dipendenza rispetto alla gerarchia sacerdotale. La formazione termina con il 14esimo anno di età. Dopo: il nulla. A soffrirne sono la discussione e la partecipazione. I risultati si vedono anche a livello quantitativo. Il 98% degli italiani fanno battezzare i figli. Gran parte di quel 98% si ritengono credenti, eppure di essi solo il 12% va in chiesa. Questi dati la dicono lunga anche su come il cattolicesimo viene percepito nel nostro Paese. Il cattolicesimo è un ineludibile asse identitario degli italiani, ma non è tale da fornire un quadro di valori alternativi per influire sulla società, sulla convivenza civile, sullo stesso ruolo storico della Chiesa. I riferimenti religiosi e di fede di cui si nutrono, o meglio, sono nutriti i laici sono poverelli “.

MAURIZIO SILVANI: “ Ma se le cose hanno preso questa piega da alcuni decenni, allora la fase conciliare è stata almeno in Italia proprio breve, stretta tra una lunghissima tradizione antimodernista ed il ritorno del Primato Pietrino. In fondo una parentesi. Ma, ora vorrei chiederle: la fase conciliare ha avuto una lunga fase di gestazione o è stata una svolta improvvisa ? E come ce la si può spiegare ? “.

MICHELA MURGIA: “ Per me l’ intuizione di Papa Giovanni XXIII ed il confluire di tante forze del rinnovamento sono stati un segno e un atto dello Spirito Santo. Sia papa Roncalli, sia Montini, che tanti vescovi e teologi che diedero quella svolta non sapevano del tutto su che cammino si erano messi. E grande fu la sorpresa che la Chiesa volesse interpretare lo spirito dei tempi, sentirsi di nuovo un’ entità salvifica nella storia. E tutto iniziò in modo nient’ affatto voluto. Infatti, nel conclave del 1958, stava quasi affermandosi il conservatore card. Siri. Per bloccarlo, tanti prelati votarono Montini, pur non essendo nemmeno cardinale né facendo parte del Conclave. Dalla situazione di patta uscì il nome di Roncalli, un vecchio che non avrebbe avuto il tempo di fare granché. Il suo ruolo era quello di far decantare la situazione. Ed invece Papa Giovanni impresse la svolta. Volle fortemente il Concilio, sapendo di aver poche possibilità di portarlo a termine. Tolse Montini dall’ isolamento milanese. Lo elesse cardinale e lo chiamò a Roma per ipotecarne la successione, nel segno del Concilio “.
Allora, però, va detto, la situazione del clero era dovunque ben più variegata e vivace rispetto ad oggi. Trent’ anni di interventi mirati da parte della gerarchia hanno lasciato il segno. Ora, nella Chiesa, il comparto sacerdotale, sebbene abbia ranghi ben più ridotti, è molto più forte ed omogeneo rispetto agli anni ’60 e ’70. Il laicato si è impoverito, è più frastornato, è inibito. Non si sente protagonista. Lo si vede anche nelle manifestazioni cha dovrebbero dimostrare il contrario. Prendiamo ad esempio il Family Day del 2007. Quella grande manifestazione ebbe luogo il 12 maggio perché già era stato indetto a Roma per quel giorno l’ incontro mondiale dei Neocatecumenali. La Curia decise di prendere la palla al balzo, strumentalizzando quell’ evento come un atto di protesta contro i DICO ( un disegno di legge assai moderato presentato dal centro-sinistra per riconoscere alcuni diritti e doveri nelle coppie di fatto ). In cambio del ‘cammellaggio’, ai Neocatecumenali venne promesso che il riconoscimento di certe loro pratiche liturgiche sarebbe stato sveltito.
D´altro canto venne esercitata una forte pressione sull’ A.C. affinché partecipasse attivamente al Family Day. L’ A.C. lasciò semplicemente liberi i suoi aderenti di parteciparvi o meno. Di fatto pochissimi vi andarono. “

MAURA LUCCI:
Molto interessante quel che tu dici dei Neocatecumeni. Di questo movimento non so però nulla. Ci potresti dire qualcosa in merito ? “

MICHELA MURGIA:
Il movimento venne fondato in Spagna negli anni sessanta, da Kiko Argüello e Carmen Hernandez. Nasce rivolgendosi soprattutto agli adulti, in realtà di emarginazione, tra gente mai veramente evangelizzata o che si era allontanata dalla Chiesa. Al primo posto del lavoro dei Neocatecumeni sono la catechesi e l’ evangelizzazione. Agiscono spesso in aree non raggiunte dalle parrocchie, pur essendo integrati in esse e nelle diocesi. Non si può negare ai loro una notevole freschezza ed una notevole spinta spirituale. Di fatto formano però una comunità parallela, a sé stante. È anche problematico che si siano dati una loro liturgia e che, ad esempio, alla loro messa non tutti partecipino a tutte le sua fasi. Ci sono infatti vari stadi di iniziazione. Giovanni Paolo II fu entusiasta di questo movimento “.

IVANA NOLLI-MEYER:
Mi piace che tu inserisca le tendenze del mondo cattolico nel loro contesto storico, perché la Chiesa è sempre nella storia. Vedi la proclamazione del dogma dell’infallibilità papale come risposta e reazione all’ irrompere del costituzionalismo nei paesi europei nella seconda metà dell’ ‘800. Con Papa G. P. II la Chiesa ha voluto assumersi un ruolo politico attivo e conclamato, ha lavorato contro il blocco comunista, con risultati evidenti a tutti. Questo fa capire anche certe tendenze e certe accentuazioni, pure ideologiche, che hanno portato la Chiesa a bloccare, a zittire negli anni ’80 e ‘90 la Teologia della Liberazione in Sud America. Così, la Chiesa, si è scelta altri compagni di strada ed è giunta a perdere il ruolo guida di autorità sociale e morale che deteneva, soprattutto nell’ America Latina. Potresti chiarire ancor di più il rapporto tra gerarchia e laicato ? “

MICHELA MURGIA:
Sì. La cosa è semplice. La gerarchia è strategicamente contro il laicato. Lo vuole docile, ‘minorenne’, poco preparato. “

LUCA AMENDOLA:
Scusa, ma dove ci vedi lo Spirito in tutto questo disastro ? “

MICHELA MURGIA:
Per me l’ istituzione Chiesa sopravanza di gran lunga anche la pochezza di chi la gestisce. Questo mi induce a non arrendermi. Lì c’ è lo Spirito. E c’ è tanta gente da raggiungere, pure dovendo nuotare controcorrente. E poi è doveroso battersi. Per come sono fatta io, mi viene spontaneo così. Sarebbe possibile e comprensibile rinchiudersi a riccio di fronte alle difficoltà, ma sarebbe per me una scelta infantile.
Questo mio discorso non vale però per un’ ampia fascia di cattolici italiani, della generazione che mi ha preceduto, cattolici tutt’ altro che infantili. Tantissimi di loro si sono arresi, si sono ‘seduti’, si sono ritirati. Li capisco benissimo, ma non è una cosa che fa per me. Per parte mia, non mi faccio intimorire. Credo fermamente che la fede sia di per sé resistenza al mondo e che non vada interpretata come risposta, bensì come domanda. E che non abbia molto a che fare con le formulette del catechismo di San Pio X. “:

ELIO MANCA: “ Mi par di capire che la Chiesa si ponga in modo accentuato negli ultimi anni come il baluardo contro il relativismo imperante. Questa che si è data può essere certamente una funzione importante. Che ne pensa Lei, signora Murgia ? “

MICHELA MURGIA: “ La lotta contro il relativismo, un cavallo di battaglia di Papa Ratzinger, riflette principalmente uno stato di paura. Ponendosi così come ora si pone, la Chiesa dimostra di avere paura del mondo. E a Ratzinger questo terrore lo si legge anche nel volto.
Negli ultimi 30 anni la gerarchia è ricaduta in un atteggiamento premoderno e/o antimoderno, alimentando nel Paese anche atteggiamenti antidemocratici o pre-democratici. E non c’ è da stupirsi che abbia potuto ottenere anche dei successi. La nostra è infatti una democrazia giovanissima. Gran parte della popolazione è stata educata in modo pre- o antidemocratico e paternalistico. Ma le cose stanno cambiando. Ora c’ è Internet. La gente si abitua a comunicare, a stabilire connessioni in modo libero, paritario, orizzontale. I giovani sono fortunatamente diventati refrattari alle gerarchie. Questo è un grande processo, un processo dello Spirito. Di nuovo sul tema gerarchia: la Chiesa deve smetterla di eleggere vecchi che hanno perso il contatto con il mondo. “

MILENA TOMBOLINI: “ Una domanda ‘cattiva’. Lei, signora Murgia, è molto critica con l’ establishment cattolico, ma resta ancorata al mondo cattolico. Non pensa però che così fa da alibi ad un sistema malato? Non pensa di dargli indirettamente una certa legittimità ? “

MICHELA MURGIA: “ Al contrario. Questo sistema io lo delegittimo. Ed investo tutta la visibilità che ho nel mondo letterario per dire la mia nel mondo cattolico, criticando l’ attuale gerarchia. Vedi il Progetto ‘Ave Mary’ in connessione con il coordinamento delle teologhe italiane. Vi dico che c’ è la possibilità di lottare per una Chiesa più evangelica, per una Chiesa più utile al piano di Dio. “

DANIELA UBALDINI: “ Io giudico la cosa dall’ esterno, perché non credente. Vedo comunque il grande risvolto positivo che posizioni come la sua hanno ed avranno sul piano civile. Perché sono anche battaglie civili. Ed in Italia ce n’ è un gran bisogno. “

MICHELA MURGIA: “ Vi ripeto che per me l’ Istituzione Chiesa vale molto di più della gerarchia che la guida. E come me la vedono in tanti. E noto spesso anche delle aperture inaspettate. Sono stata ad esempio invitata a tenere una rubrica sul ‘Messaggero di S. Antonio’, una rivista con 4 milioni di abbonati. Ho piena libertà di tema e di tono su quanto vi scrivo. Mi risulta che in Curia qualcuno abbia arricciato molto il naso e fatto pressioni presso gli Antoniani, ma questi … mi tengono. “

RENZA ZENNARO: “ Provo un senso di repulsa sentendo tanti suoi giudizi tanto e troppo taglienti. E poi mi pare che Lei faccia un discorso troppo ‘orizzontale’, troppo ‘democratico’, tutto incentrato contro la gerarchia. Non solo. Oggi come oggi si pretende ovunque la trasparenza. In tanti casi è una richiesta giustissima. Ma c’ è un limite invalicabile se parliamo di Chiesa e di Cristianesimo. Una religione che non si può giudicare con il metro democrazia/non democrazia. In fin dei conti, dove va a finire l’ essenza del Cristianesimo che è atemporale ? Non dobbiamo dimenticarci che il Cristianesimo è radicalmente antimoderno. Con questo non voglio difendere a tutti costi il potere nella Chiesa. Più che il potere, nella Chiesa andrebbero valorizzate le possibilità, le tante possibilità che ci sono “.

MICHELA MURGIA: “ Forse su alcune accentazioni non mi sono espressa bene, ma sono fermamente convinta che l’ attuale potere ecclesiastico sia troppo invadente, che inibisca troppo certe spinte e ne promuova con troppa decisone delle altre. Si tratta di un potere che restringe il campo delle possibilità. Questa è la situazione… una situazione pessima. Il riconoscimento o disconoscimento dei movimenti ecclesiali è sempre una questione di potere. E va detto che le scelte degli ultimi 30 anni sono state deleterie. Basti pensare che non esiste una formazione degli adulti. Ci si ferma ai quattordicenni. Si preparano i fedeli alla Comunione e alla Cresima e ci si ferma lì. La vita va avanti, ma con gli adulti non ci si confronta. Non ci si mette in ascolto. Poi non c’ è da meravigliarsi se tanti stanno lontani dalla Chiesa.
Sul discorso della atemporalità del Cristianesimo non sono per niente d’ accordo. L’ Incarnazione cassa l’ atemporalità del divino. Con essa il divino irrompe nella Storia. Da allora è alle prese con la Storia. “

BEPPE VANDAI: “ Da un anno a questa parte ho ricavato un’ impressione negativa sullo stato della società civile italiana e sulla sua capacità di articolarsi a livello politico-culturale. Nella fattispecie, dai miei tentativi di far nascere a Treviglio, mia città natale, qualcosa che assomigliasse al progetto di VoltaLaCarta!! ho ricavato queste impressioni: la mia è una generazione bruciata, un po’per motivi anagrafici, ma soprattutto per la mancanza di coordinate mentali che le permettano di capire che cosa è andato storto nei suoi progetti di cambiamento, che cosa era fallace e cosa invece valido. Ma anche le generazioni successive non sembrano passarsela meglio. Come mai, ad esempio, tutti i movimenti universitari di questi anni si sono squagliati in breve tempo, come neve al sole ? È vera l’ impressione che quasi tutti vogliano stare a bollire nel proprio brodo ? E come è la situazione nel mondo cattolico ? Infine, sono pensabili momenti di dialogo e interconnessione tra cattolici e laici/laicisti come quelli che si ebbero negli anni ’60 e ’70 ? Che cosa bolle in pentola ? “

MICHELA MURGIA: “ Il ventennio trascorso è stato micidiale. Gli spazi di iniziativa e discussione sono poco alla volta scomparsi nel nostro Paese. E questo sia in generale, che tra i cattolici, che tra cattolici e laici. Significativo è il successo del movimento di CL che, incoraggiato dall’ alto, è prosperato e prospera come un movimento militante, fortemente identitario: un movimento ‘apodittico’ e per niente disposto al dialogo. Basti vedere quel che fanno nelle università del milanese. Si trovano ad esempio nei cortili degli istituti universitari e pregano in cerchio. Questo è un atto dimostrativo che equivale a segnare il territorio, a marcare le differenze. Per loro, quella preghiera, in quei luoghi, in quei momenti, è un atto politico.
Del resto tanto è cambiato dall’ 11 settembre 2001 in poi. Da allora in poi essere cattolici ha significato appartenere ad una cultura raffinata, superiore, che doveva e deve contrastare l’ Islam, la nuova barbarie. Ed il mondo della cultura, anche laico, è stato protagonista di questa tendenza militante e dogmatica. Basti pensare alla Fallaci.
La politica ha cavalcato bellamente questa tendenza. Il Cattolicesimo è stato sempre più inteso come un fatto identitario. E si sono spesi fiumi di inchiostro per rimarcare le “radici cristiane dell’ Europa” ( un’ espressione cara a Giovani Paolo II ). Anche se è evidente che l’ Europa abbia anche radici cristiane, la faccenda è ben più complessa e il volere ribadire tali radici nella futura Costituzione europea è destabilizzante e discriminatorio.
Sul dialogo tra Chiesa e laici: Il cardinal Martini aveva costituito la Cattedra dei non credenti. Ma da allora si son fatti solo passi indietro. Chiunque volesse o voglia avviare questo dialogo ha da fare i conti con la gerarchia. Pertanto il fiume del dialogo è diventato carsico, si è sfrangiato. Siamo entrati da tempo in una fase catacombale. Ed organizzarsi dal basso è difficilissimo. Ci sono gruppi sorti spontaneamente, che si sono auto-organizzati, ma non vengono riconosciuti a livello ecclesiale. Al momento la ‘guida’, il maggior punto di riferimento per i cattolici progressisti è padre Enzo Bianchi, priore di Bose. La parola d’ ordine per i ‘cattolici adulti’ (come li chiama Romano Prodi) è in fondo questa: “ Mischiarsi come il sale nell’ acqua “. Ad esempio, è significativo che quasi tutti i dirigenti sardi della Azione Cattolica si siano messi in politica a livello locale. Molti di loro sono diventati sindaci. E già si vedono buoni frutti. “

JAKOB STAUDE: “ Finora ha parlato dei rapporti tra gerarchia e cattolici di base. Ma come stanno le cose in rapporto all’ altro vertice di un ideale triangolo, cioè con il mondo protestante ? “

MICHELA MURGIA: “ I cattolici di base, ‘adulti’, o come dir si voglia, hanno in Italia soprattutto contatti con i Valdesi. E questi ultimi sono un grande esempio per loro. Il loro modo di intendere e praticare il laicato ci stimola tanto. Con loro i rapporti sono dunque ottimi. La regione in cui il dialogo è più avanzato è ovviamente il Piemonte, dove ci sono i maggiori insediamenti valdesi. Ma tutto questo non è affatto visto di buon occhio dalla gerarchia ecclesiastica.
Il dialogo transalpino con i protestanti è poi stato chiuso. Anche quando Giovanni Paolo II parlò di “Chiese sorelle” venne subito precisato che si trattava di un’ espressione affettuosa, in nessun modo però applicabile alla lettera, soprattutto ai protestanti. L’ ecumenismo è stato bloccato. Anche a Milano non ci sono più contatti con i luterani. “

IVANA NOLLI-MEYER: “ Qui in Germania il contatto con i protestanti è apprezzato dal clero cattolico. Ci sono frequenti rapporti ecumenici. In parecchie occasioni si celebra la messa in comune (come nelle scuole). Accade anche spesso che protestanti vadano, nel loro quartiere, alla messa cattolica. E viceversa. Certe prese di posizione vaticane hanno messo un argine al dialogo, senza però poterlo interrompere a livello di base. La pluralità di fedi cristiane in Germania è un grande vantaggio rispetto all’ Italia.
Sul tema ‘radici cristiane dell’ Europa’: non ho un’ opinione definitiva se sia opportuno o meno fare questo riferimento nella Costituzione europea. Va però riconosciuto che il Cristianesimo è stato il terreno di cultura su cui si sono sviluppate l’ eguaglianza e la democrazia”.

RENZA ZENNARO: “ Certo, non si può negare che furono valori cristiani ad essere universalizzati dagli illuministi per fissare i diritti dell’ uomo “.

MICHELA MURGIA: “ Il discorso non è così semplice e lineare. La Chiesa, purtroppo, è stata a lungo paladina dell’ anti-modernità, nemica dell’ eguaglianza di tutte le fedi fronte allo Stato, avversa allo stato di diritto e ai più elementari rudimenti della libertà dell’ individuo. Questo non va mai dimenticato. La Chiesa Cattolica non ha mai avuto un ruolo propulsore su questo terreno. Caso mai, solo molto tardi, si è adeguata alla inarrestabile tendenza storica, accettando i diritti umani e sociali. È un bene che si sia adeguata, ma non possiamo tacere i gravi errori del passato.
Non solo. La Sacra Scrittura contiene anche parti raccapriccianti. Ad esempio fornisce la base teologica della discriminazione tra i sessi, oppure ha parole orrende sull’ omosessualità. Non si deve però capitolare davanti alla lettera. La Scrittura ha bisogno di essere interpretata e contestualizzata. E in questo lavoro la gerarchia non può detenere il monopolio. Tutti i credenti sono chiamati ad interpretarla e a far questo confrontandosi con la loro esperienza nel mondo. “

IVANA NOLLI-MEYER: “ Credo che sarebbe auspicabile un ritorno al cristianesimo originario, diciamo un ritorno alla fase pre-paolina. Che ne pensi ? “

MICHELA MURGIA: “ Assolutamente d’ accordo. Va messo in discussione il ruolo di mediazione unica e dogmatica del Papato e della gerarchia cattolica. Va riaffermato il ruolo direttamente ‘creativo’ dello Spirito nel mondo, seguendo ad esempio la teoria protocristiana del logos spermatikós. Grandi passi in avanti in questo senso furono compiuti dal Concilio Vaticano II. Nella Gaudium et Spes si legittimava il ‘principio di eresia’, si ponevano le premesse per rendere relativa la Chiesa. “

MAURIZIO SILVANI: “ Visto che non mancano idee ben fondate, anche teologicamente, perché non si rendono pubbliche delle tesi alternative ? “

MICHELA MURGIA: “ Vista la situazione in cui riversa la Chiesa e la rigidezza della gerarchia è meglio non cercare lo scontro frontale. Trovo molto meglio fare come padre Enzo Bianchi, che semina con pazienza. Trovo anche adeguata la strategia di Don Ciotti, che ad esempio provocò l’ establishment cattolico distribuendo preservativi e siringhe pulite tra i tossicodipendenti a Torino. Lui, il ‘Gruppo Abele’, ‘Libera’ fanno un ottimo lavoro di base, di testimonianza cristiana, in loco, nel concreto, senza proclami generali. Va detto che Don Ciotti non è inserito in nessuna parrocchia e lavora al di fuori di qualunque controllo gerarchico. Ha dunque meno vincoli, ma anche pochissima copertura. “

FAUSTO ROMANATO: “ Ma che futuro ha il Cattolicesimo, messo così com’ è ? “

MICHELA MURGIA: “ L’ unica nostra chance consiste in un ritorno alla sostanza del Cristianesimo. Ma la realtà attuale della Chiesa si para davanti, affinché non si vada in quella direzione. Si nota ad esempio la predilezione per il ‘dialogo’ con gli ‘atei devoti’ o comunque comodi ( vedi Cacciari, Magris, Ferrara ). Alcuni dei quali addirittura si trovano a loro agio nel dirsi non cristiani ma cattolici. Il confronto con loro è molto gradito all’ establishment papalino. E la cosa si spiega benissimo. La dialettica tra l’ ateo ed il prelato conferma entrambi nelle loro convinzioni e funziona come un meccanismo di autolegittimazione. Il prelato disdegna invece il dialogo con i cattolici critici… perché allora dovrebbe mettersi in discussione. “

FRANCESCA RAMPOLDI: “ Ma che passi concreti andrebbero fatti a suo avviso ? “

MICHELA MURGIA: “ La chiave di tutto è la formazione laicale. La Chiesa dovrebbe occuparsene come della prima di tutte le incombenze. Non lo fa, anzi scoraggia esperienze laicali troppo ricche. Dal canto suo il laicato di base sta facendo resistenza e sta cercando di ‘fare rete’, di costruire un tessuto di interconnessioni al di fuori dell’ attività parrocchiale. Voci come la mia, molto critiche, trovano una certa protezione da parte di istituzioni come gli Antoniani de “Il messaggero di S. Antonio”, oppure da parte del Coordinamento delle Teologhe Italiane. Ma la situazione è nel suo insieme parecchio brutta. Nulla garantisce una via d’ uscita positiva.
Personalmente vedo due gravi pericoli all’ orizzonte per la Chiesa in Italia, o meglio, due gravi scenari: a ) La prospettiva francese, ovvero la scristianizzazione progressiva ed inarrestabile della società, con una Chiesa sempre più marginalizzata; oppure b ) L’ esplosione, la proliferazione di esperienze settarie, carismatiche, non critiche (esperienze che offrono protezione ai credenti frastornati al prezzo di un dogmatismo becero). “

MILENA TOMBOLINI: “ La sua diagnosi è lucidamente impietosa. Mi lasci però toccare un altro tema. La Chiesa italiana ha sempre fatto campagna elettorale per Berlusconi. E si è anche capito per quali interessi di bottega. Visto che questo è lampante e che si tratta di qualcosa di grave, non le è mai venuto in mente di sfidare apertamente l’ establishment della Chiesa ? Perché non lo sfida
su tutto il fronte ? “

MICHELA MURGIA: “ Perché perderei il mio mondo di relazione. Una rottura esplicita e radicale mi porterebbe a costituire una Chiesina tutta mia, ad hoc. A che pro ? Sarebbe fortissimo il rischio di fare un’ esperienza ecclesiale solo mia. E poi questo non corrisponderebbe al mio modo di essere. Non voglio salvarmi da sola “.

RENZA ZENNARO: “ Trovo molto bella questa posizione. Dobbiamo tener ferma la distinzione tra proclama e testimonianza. Il vero cristiano è chiamato alla testimonianza, mettendo in gioco se stesso. “

MICHELA MURGIA: “ Tra me e la Chiesa non c’ è cesura. E non voglio che cesura ci sia. Tra l’ altro capita che il lavoro sotterraneo dei cattolici critici dia dei frutti anche in alto. Ad esempio, nell’ enciclica “Mulieri dignitate”, Giovanni Paolo II dovette recepire molte posizioni delle teologhe.

EVA LANZI: “ Ma sono davvero così stretti gli spazi per esprimersi ? Ad esempio, perché non sorge un dibattito tra i teologi, a partire dai loro luoghi di studio e di ricerca ? E qual’ il ruolo dei teologi in Italia ? “

MICHELA MURGIA: “ C’è una netta differenza tra la Germania e l’ Italia. In Germania le facoltà teologiche sono pubbliche, anche se le Chiese dicono la loro nella scelta dei docenti. In Italia le facoltà teologiche sono tutte sotto il controllo pontificio. In Italia il sistema è del tutto irreggimentato. Chi critica troppo perde il posto di insegnamento. E tantissime voci di una religiosità ricca, voci che sono alla ricerca, sono state emarginate. Un nome su tutti: Adriana Zarri, che è stata fondamentale per la mia formazione. Lei, una teologa di prima grandezza, viveva ai margini, povera in canna, ospite negli ultimi anni, di una comunità di ex tossicodipendenti. Lei rappresentava la linea profetica nella e della Chiesa. Ed il destino dei profeti sembra proprio quello di essere inascoltati. Ma guai a demordere. Un ‘asilo’ per rigenerarsi, per purificarsi, è anche la comunità di Bose, creata da padre Enzo Bianchi.
L´importante è non abdicare al pensiero unico nella Chiesa, al pensiero autoritario che, pizzicando una citazione dalla Scrittura, usa tanto spesso la frase-grimaldello “ sta scritto che…”. Frase diabolica !! Se per un caso assai improbabile, un giorno, diventassi vescovo, allora metterei nello stemma il motto “ ma sta scritto anche…”.

PROTOCOLLO A CURA DI BEPPE VANDAI


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